Campanili

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Il rombo prima di tutto – Campanili n. 32

Il rombo prima di tutto – Campanili n. 32

Oltre al mito del MotoGP, il circuito del Mugello è un ecosistema di industria, eventi e passione che lavora 250 giorni l’anno e tiene viva un’intera valle

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Francesco Maselli
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NightReview
giu 28, 2025
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Il rombo prima di tutto – Campanili n. 32
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Prima ancora di vedere qualcosa, si sente il rumore: una presenza che precede tutto. Lo si avverte già in lontananza, mentre lentamente nel traffico si avanza dalle provinciali che portano all’autodromo del Mugello, intasate dall’enorme afflusso diretto verso la valle tra Firenze e Bologna. Intorno, il paesaggio sonnacchioso di boschi, laghi ed edifici anonimi accompagna l’attesa, una quiete che contrasta con la potenza che si sprigiona in pista. Poi, sportelli che sbattono, voci, musica sparata dalle casse, camioncini di street food, dal lampredotto alla porchetta (una serie di truck brandizzati “Il Giotto della Porchetta” ha catturato la mia attenzione), sgasate delle moto ferme nei campeggi. E poi c’è la folla: gli oooh davanti a un sorpasso azzardato, una staccata rischiosa, una caduta; il pubblico è assiepato sui prati intorno alle curve del circuito, con enormi maxischermi che permettono di seguire tutta la gara, senza perdere dettagli e replay. E infine, quando ci si avvicina alla pista, il rombo dei motori.

Foto di Alessandro Giberti

Non è lo stesso che si sente in televisione: più cupo, più metallico, più pieno. Ma dalla pit lane – il corridoio dei box su cui si affacciano le tribune principali e i palchi dedicati a sponsor e stampa, e che costeggia il rettilineo – è qualcosa di ancora diverso. Le moto arrivano da una curva stretta: il rumore cresce rapidamente fino a diventare talmente forte, nel momento del passaggio, da risultare inudibile. Quando ne passano due o tre in scia, si sente solo il fischio fortissimo dei timpani che non hanno retto alle onde sonore. Ma quando sono tutte insieme alla partenza, e scaldano i motori, la penetrazione è ancora più intensa. Tanto che vengono distribuiti dei tappi, per chi non vuole rimanere intontito per una decina di secondi dopo lo start.

Il paddock, cuore vivo del circuito, è un insieme di moduli abitativi semoventi. I camper delle squadre, come astronavi parcheggiate in fila, sono dotati di parabole, vetrate, condotte d’aria e monitor ovunque. Qui i piloti dormono, mangiano, si concentrano, e le loro moto vengono smontate e ricomposte decine di volte. D’altronde, la corsa è solo l’epilogo visibile di una trama complessa che inizia mesi prima e si dispiega in silenzio: nei reparti tecnici, negli uffici logistici, nei box dove meccanici delle squadre o dei fornitori lavorano senza sosta per migliorare i mezzi lanciati a oltre 300 chilometri orari.

E infatti è il luogo in cui si vedono molte aziende italiane, leader mondiali nella componentistica, con Brembo come capofila che, non a caso, sponsorizza l’evento: l’azienda bergamasca fornisce i sistemi frenanti a tutte le squadre di MotoGP e di Formula 1 (e probabilmente anche all’auto o alla moto di molti di voi). Le gomme di tutte le squadre di MotoGP sono fornite da Michelin, ma ancora per poco: dal 2027 la fornitura passerà a Pirelli, che ha da poco firmato un contratto di cinque anni.

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