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La crisi di Adamo – Campanili n. 31

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Il calo delle nascite sta ridisegnando l’industria dell’infanzia italiana, che prova a reinventarsi. Non sempre con successo

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Francesco Maselli
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giu 14, 2025
∙ A pagamento
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La crisi di Adamo – Campanili n. 31
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Ogni numero di Campanili nasce in modo diverso: una chiacchierata rubata a margine di un incontro, uno scambio di messaggi, un appunto preso al volo. A volte ho in mente un’idea precisa, qualcosa che voglio approfondire per istinto, perché mi incuriosisce o mi sembra rivelatrice. Altre volte, invece, è il tema a trovare me: un articolo letto per caso, un documentario, una serie di tweet che improvvisamente si collegano, anche a distanza di giorni, e aprono uno squarcio sul Paese. Incompleto, certo, ma comunque utile a quel ritratto che cerchiamo di comporre con ogni numero di questa newsletter.

Tra i fili che tornano più spesso c’è quello della demografia. Non perché sia una mia ossessione, né un tema che mi appassiona più di altri. Ma perché la denatalità, in Italia, è ormai la chiave silenziosa che apre quasi tutte le porte della comprensione di molti fenomeni: il mercato del lavoro, le disuguaglianze territoriali, la politica industriale, l’equilibrio fiscale.

A volte si utilizza l’espressione – un po’ abusata – “tutto è politica” per indicare che nulla di quanto facciamo o diciamo è neutro, ma ha dei risvolti o delle conseguenze sul mondo che ci circonda. Oggi possiamo quasi dire che “tutto è demografia”, e che questo fattore influenza sempre di più la nostra quotidianità.

Foto di mali desha su Unsplash

Facciamo un esempio: nel 2024 l’Italia ha raggiunto il tasso di occupazione più alto della sua storia repubblicana. Eppure, il dato nasconde una fragilità strutturale. Gran parte della crescita è trainata dagli over 50, che oggi rappresentano oltre il 40 per cento degli occupati (+12,5 per cento rispetto al 2019). Gli under 50, invece, diminuiscono. I lavoratori tra i 35 e i 49 anni sono mezzo milione in meno rispetto a cinque anni fa. Non perché lavorino meno, ma perché sono meno: in questa fascia d’età abbiamo perso 1,4 milioni di residenti. Una piramide demografica sempre meno sostenibile, e che nei prossimi anni peggiorerà.

Nonostante questo, quando si parla di demografia, il dibattito si impantana quasi sempre sugli stessi due fronti: chi pagherà le pensioni? E quanta immigrazione serve per compensare il calo delle nascite? Sono domande legittime, ma parziali. Intanto, nel presente, alcuni comparti economici iniziano già a fare i conti con questo cambiamento: il loro mercato si sta rapidamente restringendo.

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