A Fabriano si è rotto il modello del distretto industriale italiano – Campanili n. 19
Merloni, Indesit, Ariston, la storica cartiera che cambia produzione: la città marchigiana, a lungo simbolo del boom economico, è oggi emblema del declino della provincia italiana
Il 10 dicembre, alle 8:07, la bobina F3 è stata spenta. L’enorme macchina continua dello stabilimento Fedrigoni di Vetralla, che produce i fogli A4, il formato più utilizzato per stampanti e fotocopiatrici, ha interrotto la produzione. Fabriano, città famosa in tutta Italia proprio per la carta e per l’azienda con il logo azzurro che porta il suo nome, non produrrà più le risme iconiche che abbiamo visto per decenni in uffici, cartolerie, scuole, appartamenti: un avvenimento relativamente piccolo che sintetizza bene le difficoltà di alcuni campanili a restare competitivi con il resto del mondo. La pagina Wikipedia dedicata a Fabriano descrive la città in modo emblematico: “È stato un importante centro industriale”, un passato prossimo che indica come, in poco tempo, il territorio si sia trasformato.
Lo spegnimento della bobina non è l’unica crisi industriale locale che ha colpito l’opinione pubblica nazionale e coinvolto direttamente il ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha affrontato varie vertenze legate a Fabriano. Anche lo stabilimento della multinazionale Beko, che nel comune marchigiano produce piani cottura, subirà un profondo ridimensionamento e una riduzione del personale, aumentando il numero di fabrianesi che faranno ricorso alla cassa integrazione.
Lorenzo Castellani, storico dell’Università Luiss di Roma, conosce bene il territorio, è nato in questo piccolo centro marchigiano ed è cresciuto in una famiglia di imprenditori, come tanti suoi concittadini. Il nonno ha fondato una piccola azienda attiva nel settore chimico dove poi ha lavorato suo padre e oggi sua sorella. Lo spegnimento della bobina F3 e i tagli della Beko, dice, sono il simbolo del declino di un modello sociale ed economico: “È la fine del benessere della provincia, di una valle in mezzo agli Appennini che ha avuto un successo inaspettato e oggi fa fatica e si sta impoverendo. In una comunità relativamente piccola il declino si avverte subito, ci sono persone che sono in cassa integrazione da quasi vent’anni, dalla crisi del 2008: è molto difficile fargli trovare una nuova occupazione. Prima, a metà mattinata, in pieno orario lavorativo, era praticamente impossibile vedere qualcuno fermo al bar, oggi è la normalità”.