Campanili

Campanili

Il girone infernale della cittadinanza – Campanili n. 29

Non è solo una questione normativa. La burocrazia italiana limita implicitamente le naturalizzazioni, logorando chi vuole ottenere la cittadinanza con una muraglia di carte, attese e ostacoli

Avatar di Francesco Maselli
Avatar di NightReview
Francesco Maselli
e
NightReview
mag 17, 2025
∙ A pagamento

Ruwani ha trentacinque anni. È arrivata in Italia da bambina, parla un italiano perfetto con un bell’accento napoletano – più marcato del mio –, ha studiato qui, lavora regolarmente, paga le tasse, ha una famiglia, che condividiamo: è mia cognata. Ma non è cittadina italiana.

Mi sono sempre chiesto perché, ma non ho mai avuto davvero l’occasione di chiederglielo. Come una di quelle domande che si rimandano, perché si presume ci sia una risposta ragionevole: se dopo tutto questo tempo non l’ha mai chiesta né ottenuta avrà le sue ragioni, mi dicevo, magari è una scelta consapevole. Col tempo, però, ho iniziato a cogliere frasi, racconti, segnali di frustrazione che mi hanno fatto intuire la verità: non è questione di scelte, ma di ostacoli.

Foto di Francesco Ungaro su Unsplash

La cittadinanza ai nuovi italiani – bambini nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri – è spesso trattata solo come una questione meramente normativa, come nel referendum dell’8 e 9 giugno prossimi che propone di ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza richiesti agli extracomunitari. Molto più raramente si guarda alle procedure concrete che regolano l’ottenimento della cittadinanza. Ed è strano che questo aspetto sia così poco considerato dall’opinione pubblica. Dopo aver parlato con diverse persone che stanno cercando di ottenere – o hanno ottenuto, dopo anni di lotta e resistenza – la cittadinanza, posso riassumere la trafila burocratica in due parole: un girone infernale.

Questo post è per abbonati a pagamento.

Già abbonato a pagamento? Accedi
© 2025 Nightreview S.r.l. · Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia il tuo SubstackScarica l'app
Substack è la casa della grande cultura