L’Italia ha bisogno di un nuovo aeroporto? – Campanili n. 11
A Salerno è stato inaugurato un nuovo scalo. Sembra una notizia locale, ma mostra una tendenza: il sistema aeroportuale italiano deve espandersi se vuole intercettare il grande aumento di passeggeri
Quasi 200 milioni di passeggeri in un anno, 197,2 milioni per la precisione. Per gli aeroporti italiani il 2023 è stato un anno record che verrà presto battuto dal 2024: l’Italia potrebbe presto superare la Francia e avvicinarsi a Spagna e Germania, i due paesi europei leader nel trasporto passeggeri.
Questa buona notizia porta con sé un problema: “Il sistema aeroportuale italiano ha triplicato i passeggeri dalla liberalizzazione del 1997, ma forse non era preparato a un salto di questo genere, soprattutto quello vissuto negli ultimi cinque anni. Rischiamo di raggiungere presto un tetto: sono necessari investimenti per migliorare i servizi, la capacità e l’attrattività internazionale. Soprattutto negli scali secondari, che sono quelli che hanno contribuito maggiormente all’aumento del traffico”, mi spiega Andrea Giuricin, economista dei trasporti all’università Bicocca di Milano.
Alcuni aeroporti stanno iniziando ad attrezzarsi. L’11 luglio scorso, l’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi ha inaugurato i suoi primi voli di linea, una notizia locale che ha però dei riflessi più ampi. In questi primi mesi Salerno servirà 20 destinazioni: 6 nazionali (Catania, Cagliari, Milano-Orio al Serio, Milano Malpensa, Torino e Verona), 7 internazionali (Basilea, Berlino, Ginevra, Malta, Nantes, Londra Gatwick, Londra Stansted), alle quali vanno aggiunti i voli charter da Corfù, Djerba, Monastir, Podgorica, Rodi, Sharm el-Sheikh e Zante.
L’infrastruttura al momento è scarna e spartana: il terminal è piccolo e con pochi servizi, i collegamenti con le principali attrazioni turistiche, in particolare la Costiera Amalfitana, sono ancora poco fluidi, così come quello con Salerno, anche se è prevista una fermata della nuova metropolitana cittadina proprio all’interno dell’aeroporto. Il piano di sviluppo, però, è ambizioso: ci saranno investimenti per un importo complessivo, fino al 2043, di circa 254 milioni di euro di cui 134 finanziati con fondi pubblici, verrà costruito un nuovo terminal, sorgeranno nuovi parcheggi e saranno potenziati i depositi per gli aeroplani.
La protagonista dell’investimento è Gesac, la società che gestisce l’aeroporto di Napoli dal 1980, ed è stata privatizzata nel 1997: lo scalo napoletano è oggi il quarto aeroporto italiano, e negli ultimi dieci anni ha quasi raddoppiato i passeggeri, arrivando al record di 12,3 milioni nel 2023. Capodichino ha un enorme pregio che è anche il suo principale limite: è costruito di fatto dentro la città ed è facilmente raggiungibile, ma non ha possibilità di espansione e produce un fisiologico inquinamento acustico che crea non poche proteste da parte dei residenti. Ha anche probabilmente raggiunto il massimo della sua capacità cargo: qui è presente soltanto la compagnia tedesca DHL in un settore promettente, che però necessita di spazi per lo stoccaggio, un problema simile a quello di Milano Malpensa, dove è in corso un dibattito sulla possibilità di costruire una nuova area dedicata ai cargo voluta dall’azienda che gestisce lo scalo e avversata da associazioni e attivisti, preoccupati dalla cementificazione di una zona naturalisticamente rilevante. A Malpensa, tuttavia, lo spazio edificabile esisterebbe, l’aeroporto di Napoli è semplicemente saturo.