Campanili

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Tre manifestazioni fanno una prova – Campanili n. 38

Non è ancora un terremoto politico, ma la mobilitazione per Gaza segna la prima crepa nel clima di apatia che ha protetto il governo Meloni. È finita la fase di sospensione dell’opinione pubblica?

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Francesco Maselli
e
NightReview
ott 11, 2025
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Confesso che l’enorme mobilitazione per Gaza mi ha sorpreso. Non me l’aspettavo, e soprattutto non mi aspettavo diverse manifestazioni, scioperi generali, giornate consecutive di piazza. Credevo che l’opinione pubblica italiana fosse entrata in uno stato di apatia, incapace di prove di forza: negli ultimi anni le uniche piazze di contestazione sono state quelle folkloristiche dei novax, più carnevali di rabbia che momenti politici, o quelle convocate dai sindacati contro le leggi di bilancio dal 2021 a oggi che raramente hanno trovato una partecipazione ampia.

Manifestazione per la Palestina a Roma, 3 ottobre
Manifestazione per Gaza. 3 ottobre 2025 (AP)

Il successo politico di Giorgia Meloni, la sua capacità senza precedenti di mantenere il consenso e, dopo tre anni di governo, persino di accrescerlo, sono il prodotto di questo contesto. L’Italia è il paese più vecchio d’Europa: l’età mediana ha superato i quarantotto anni e, negli ultimi dieci, l’invecchiamento è stato rapidissimo. Metà della popolazione ha già superato l’età in cui, altrove, si immaginano cambiamenti, si affrontano rischi, si colgono nuove opportunità, e dunque viviamo in una società più cauta, attenta a difendere ciò che ha e più incline a ripiegare su nostalgie di un passato che non tornerà. In Meloni ha trovato la figura che garantisce questo status quo: una leader che non promette rivoluzioni, ma continuità, e che infatti non perde occasione per rimarcare la stabilità del suo esecutivo rispetto alla media dei governi del passato.

Meloni ha saputo interpretare questa domanda di tranquillità, aggiungendo un posizionamento personale internazionale solido, un controllo dei conti pubblici raro nella politica italiana recente e una capacità non comune di sottrarsi alla sovraesposizione mediatica che aveva logorato gran parte dei suoi predecessori. Dalle elezioni Politiche del 2022 in poi, l’Italia non ha fatto un investimento emotivo, nonostante i tanti richiami al rischio fascista, autoritario, orbaniano. Forse l’elemento più evidente è una lottizzazione degli incarichi nei principali posti di potere – dalla televisione pubblica alle grandi aziende di Stato, dai ministeri alle istituzioni culturali – ma si tratta di una dinamica tipica di ogni esecutivo, senza un vero scarto rispetto al passato.

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