Campanili

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Quando la neve non era un’eventualità plausibile – Campanili n. 21

Quarant’anni fa, l’Italia si ritrovò sommersa da una nevicata epocale. Milano fu la città più colpita dalla crisi: il caso del “palazzone di San Siro”

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Francesco Maselli e NightReview
gen 25, 2025
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La neve in città ha sempre esercitato un certo fascino, spesso di ispirazione per scrittori, fotografi e artisti, come nel caso della grande nevicata di Parigi del 1867 raccontata da Emile Zola:

Una sorpresa che la città ha preparato per i suoi abitanti, per piacergli ha nascosto le sue sporcizie, gli sorrideva, al risveglio, con tutto lo splendore della sua bellezza di vergine. Sembrava voler dire ‘mi sono fatta bella mentre voi dormivate, ho voluto augurarvi buon anno, vestita di bianco e di speranza’.

A volte, però, se le città sono impreparate, allo stupore subentra la frustrazione e soprattutto il blocco totale di tutte le attività.

È quello che accade in Italia tra il 13 e il 16 gennaio 1985, quando la “nevicata del secolo” paralizzò letteralmente tutte le regioni settentrionali, causando problemi anche al sud e nelle isole, una sorta di coronamento del disagio dopo venti giorni di freddo intensissimo e senza precedenti. La storia e il contesto di questo avvenimento sono un’occasione per un breve spaccato sul paese di quegli anni, immortalato da Arnaldo Greco e Pasquale Palmieri nel loro La nevicata del secolo, pubblicato da Il Mulino: un racconto vivido della Penisola, e in particolare del nord, con le sue idiosincrasie e campanilismi sul miglior modo di affrontare la tempesta, che alla fine travolge un po’ tutti.

L’estratto che segue, concesso dagli autori e dalla casa editrice a Campanili, ci permette di entrare subito nel clima del 1985, quando la meteorologia non era ancora a portata di mano come oggi e quando era più difficile ottenere informazioni in tempo reale sulle condizioni atmosferiche.


L’Italia è attraversata da un insolito vento tiepido nel dicembre del 1984. I bollettini meteo parlano chiaro: una “rimonta di masse d’aria calda” attraversa il continente e arriva fino alla penisola. L’inverno sembra non voler arrivare. Il clima è mite anche sui rilievi montuosi e gli operatori turistici sono preoccupati. Il popolo dei vacanzieri è pronto a invadere le località più richieste durante le feste natalizie, pur sapendo di poter rimanere a bocca asciutta. Alcuni comuni alpini decidono di correre ai ripari e si affidano alla neve artificiale, ma gli sforzi sembrano davvero vani. Le temperature si mantengono al di sopra dello zero anche durante la notte e bastano poche ore di sole per trasformare le piste da sci in sgangherate strisce di erba e fango. Le speranze sono quindi rivolte all’arrivo del freddo: serve che la colonnina del termometro si abbassi di diversi gradi per non rischiare di rimanere a secco.

Le prime avvisaglie di un’inversione di tendenza arrivano nei giorni di Natale. Nelle regioni del Sud sono annunciate correnti gelide provenienti da nord-est, accompagnate da corposi annuvolamenti. Nelle aree interne della Puglia e della Basilicata comincia a nevicare e, più a bassa quota, si registrano violente alluvioni. I cronisti delle testate nazionali danno priorità a ben altri argomenti – attentati terroristici, guerra fredda, crisi del sistema produttivo, disoccupazione di massa, esplosione dei decessi per eroina – e non prestano attenzione ai cambiamenti in corso. Gli unici sguardi vigili sono quelli degli specialisti, come il colonnello Andrea Baroni che, da oltre un decennio, è diventato una celebrità televisiva grazie alla conduzione di Che tempo fa sui canali della Rai. Parlando prima del telegiornale, Baroni ammette che qualcosa di insolito sta accadendo: un vento siberiano taglia in due il paese e provoca sconquassi notevoli, mandando anche gli “elaboratori matematici” dell’aeronautica “in tilt”.

[…] Il gelo colpisce al Sud nei giorni successivi al 6 gennaio del 1985. Il governo cerca di reagire allertando il ministro Zamberletti e la Protezione civile (l’istituzione del ministero della Protezione civile risale al 1981, dopo il terremoto dell’Irpinia), ma le opposizioni non perdono l’occasione per passare all’attacco e denunciano la “situazione da Terzo Mondo” che si è venuta a creare. Le cronache fermano il loro sguardo sulle aree di confine fra Campania, Puglia e Basilicata, le stesse colpite dal violento sisma del 1980. Migliaia di famiglie sono rimaste isolate in alloggi provvisori. Mancano i generi alimentari e le medicine. L’arrivo dei rifornimenti – racconta Repubblica – è reso impossibile da “muraglie di ghiaccio, con uno spessore di alcuni metri”. I vigili del fuoco sostengono di essere alle prese con un freddo “mai conosciuto”. I dirigenti scolastici sono costretti a interrompere le attività didattiche e denunciano l’inadeguatezza di strutture “non attrezzate per temperature così basse”. Il blocco coinvolge anche il tribunale di Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta) e provoca il rinvio forzato di un’udienza molto attesa: quella relativa al processo contro il celebre malvivente Raffaele Cutolo e 156 affiliati alla Nuova camorra organizzata.

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