L’italiano padrone dei mari – Campanili n. 17
Influente, riservato, attento a non ostentare ricchezza: ritratto di Gianluigi Aponte, e come la compagnia che ha fondato, MSC, sta diventando un impero marittimo globale
Questa è la prima parte di un’inchiesta su Gianluigi Aponte e la sua MSC. Puoi leggere la seconda parte “In Italia MSC ha occupato tutte le sedie” a questo link.
È molto probabile che possediate un oggetto o un suo componente trasportato dalla Mediterranean Shipping Company (MSC), e la probabilità si trasforma in qualcosa di vicino alla certezza se questo oggetto è stato prodotto negli ultimi tre anni. Eppure, l’italiano che ha reso possibile questa affascinante considerazione è piuttosto riservato, poco noto al pubblico, rilascia di rado interviste, è attento a non ostentare la sua ricchezza e ha rapporti molto discreti con la politica. Gianluigi Aponte è uno degli uomini più influenti e potenti d’Europa, da qualche anno è uno degli uomini più ricchi del mondo e la sua azienda domina ormai i commerci globali. In pochi hanno sentito parlare di lui e del suo settore, un mondo silenzioso, guidato da dinamiche difficili da afferrare che tuttavia, senza farci caso, tocchiamo con mano ogni giorno. Soprattutto, l’Italia è diventata negli anni il suo centro operativo, e MSC controlla gran parte delle attività logistiche della Penisola: considerando che circa il 40 per cento dell’import-export italiano avviene via mare, il peso di Gianluigi Aponte e della sua azienda è forse sottovalutato dall’opinione pubblica.
Per arrivare a capire come mai l’Italia è al centro degli interessi del principale armatore del pianeta, è utile allargare lo sguardo e osservare come, nell’ultimo decennio, MSC sia diventata leader indiscussa di un settore molto volatile e rischioso. La dimensione economica del gruppo è difficile da determinare con certezza, perché MSC Holding, la cassaforte di famiglia, ha sede a Ginevra, in Svizzera, e non è obbligata a pubblicare i suoi bilanci. Non lo è perché, pur essendo una multinazionale, ha caratteristiche particolari, comuni nel mondo dello shipping: MSC è a tutti gli effetti un’azienda familiare, non ha azionisti esterni né partnership vincolanti, e ha finora rinunciato a evolvere come invece hanno fatto altri gruppi, per esempio la danese Maersk (seconda compagnia di navigazione al mondo), la tedesca Hapag-Lloyd (quinta) o l’israeliana ZIM (decima), quotate in borsa e gestite da un management senza legami di parentela con la proprietà. L’unica altra grande compagnia che funziona in modo simile a MSC è la franco-libanese CMA CGM, terza società del settore controllata dalla famiglia Saadé.
La proprietà di MSC è saldamente nelle mani del fondatore e di sua moglie, Rafaela Diamant Pinas, con cui condivide le quote della società. I due figli di Aponte lavorano da anni in azienda: Diego ha 48 anni ed è responsabile dei terminal portuali e della parte logistica; Alexa ne ha 52 e si occupa delle attività finanziarie del gruppo, mentre suo marito, il sessantatreenne Pierfrancesco Vago, gestisce MSC Crociere. Da qualche anno, la famiglia è affiancata dal manager danese Soren Toft, ex amministratore delegato di Maersk, che in MSC occupa lo stesso ruolo. Questo assetto ha un indubbio vantaggio, perché permette di prendere decisioni strategiche velocemente, senza dover mediare con azionisti, management, organismi di controllo, ma espone l’azienda a molteplici rischi, soprattutto quando la casa madre si trasforma in un impero, con moltissime società controllate, che non possono essere gestite in prima persona dal fondatore.
Leggenda però vuole che Gianluigi Aponte gestisca ancora in prima persona gran parte delle attività: quando è nella sede principale di MSC a Ginevra, a fine giornata visita tutte le sale operative supervisionando le operazioni di carico e scarico, chiedendo informazioni sullo stato delle navi, i prezzi dei noli, la profittabilità di una rotta. “Magari alcuni aneddoti sono un po’ romanzati, soprattutto adesso che le attività di MSC si sono estese a dismisura, ma Aponte ha sempre vissuto il suo ruolo come totalizzante, quando si dice che vede tutto, sa tutto e sceglie tutto, è vero: vederlo lavorare è affascinante, anche perché ci si rende conto che non ha alcuna intenzione di smettere”, mi ha rivelato un ex manager del gruppo. “So per certo che il fondatore tratta in prima persona i contratti assicurativi”, mi ha confidato un fornitore di MSC che preferisce rimanere anonimo, ma che ha confermato come l’armatore si occupi, per quanto possibile in un gruppo da circa 200 mila dipendenti, di tutte le questioni operative più rilevanti. Il segreto di Aponte, riconosciuto anche dai suoi concorrenti, è la capacità di prevedere il mercato: sa sempre cosa accadrà e si muove rapidamente di conseguenza, battendo tutti sul tempo.